Recensione film: “Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza)”

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Tutto ciò a cui riesco a pensare, appena finito il film, è questa domanda: “Cosa.. ?”

E va bene, è un’ottima domanda. Fa pensare come film, veramente.
Non mi reputo la più stupida fra gli stupidi e neppure la più brillante mente del pianeta.. ma probabilmente mi ci vorrà qualche altro giro di Birdman per comprendere meglio qualche passaggio.

Ho iniziato a vedere questo film senza neppure aver dato uno sguardo al trailer, ma solo qualche scena stupida che del film diceva appena lo 0,03%. Si trattava di scene che mi hanno portata a pensare: “Ah, wow, un film introspettivo ma d’azione e con degli effetti speciali non da poco. Perché no?”
(Un po’ il protagonista mi fece pensare al Joker di Heath Ledger, e non mi chiedete il perchè)
Dopo 20 minuti dall’inizio del film cominciavo già ad impazzire: “Quando cazzo si ferma la telecamera? Dio! Sembra di stare sulle montagne russe, non ho tempo di fermarmi a dare ossigeno al cervello! Datemi qualche schifo di riempitivo, una pausa, qualcosa!”
Il problema è che persino le pause ti tengono afferrato e non hai la possibilità di “staccare”. La pellicola ti dice: “Ehi, dove diavolo vorresti andare? Rimani qui e rimani infilato in questo frullatore in costante velocità turbo con me! Hahaha!”
Wow…

Ora, se non ho le traveggole (e forse è così ma dovrei dare almeno un’altra occhiata all’intera pellicola..), credo ci sia un solo stacco ben riconoscibile in quella che vuole essere tutta una singola ripresa, dall’inizio alla fine quasi del film.
Un piano sequenza azzeccatissimo per un film ambientato in un teatro dove, si sa, non esistono “ciak” ma solo primo e secondo tempo, in caso.
Ottima scelta, è una delle cose che più rimangono impresse.
Per il resto è inutile dire ciò che già stanno dicendo tutti: ottimo cast, ottima Stone, ottimo Norton ma, soprattutto, ottimo Keaton.

Mi è piaciuto il messaggio all’interno della pellicola. La comparazione tra il mondo dei blockbuster e i film di un certo spessore.
Facile creare un BB, vero, ma la fatica ed il mettersi in gioco in un terno all’otto, come un film che vuole veramente esprimere qualcosa, è spaventoso.
Io studio sceneggiatura e credo che, come molti disegnatori, fumettisti, scrittori, attori e gente che ha a che fare con l’arte e lo spettacolo, si sia posto questa domanda prima o poi nella sua vita: “Cosa mi conviene fare? Vincere facile, creando la commercialata che esprime gran poco ma funziona sempre, oppure farmi il culo doppio e dare un originale? Un’opera prima, con la quale io voglia far capire al mondo con chi dovrà iniziare ad avere a che fare?”
“Quale scelta mi sta meglio?”

Quel che di questo film mi ha fatto sorridere, come una completa imbecille, è proprio la parte in cui Riggin da “finalmente” di nuovo ascolto alla sua parte interiore, quella di vecchia data.
Per mezzo film mi sono chiesta “Ok.. ma dove si vuole andare a parare? Che vuoi dirmi, film? Sto dietro al tuo ritmo super serrato, va bene, ma qui c’è qualcosa sotto. Vuoi dirmi di che diavolo si tratta oppure no!?” e finalmente, quando in parte lo fa, ti viene da sorridere senza pensarci due volte.
Ma non ho sorriso per la “rivelazione” che da il protagonista, e che era facilmente intuibile magari, ma perchè ero stata presa nella rete come parte degli spettatori, sicuramente.
Quelle erano le scene che aspettavo inconsciamente, mentre guardavo tutto il film, sapevo che avrei visto degli effetti speciali, esplosioni, voli e blablabla di seguito. A quello mi avevano portato quelle due scene stupide che avevo intravisto del film.
Sono cascata nel commerciale, quanto sono stata stupida! Ma provate a guardare il film e poi il trailer… non vi sembra che vi abbiano venduto praticamente tutti gli effetti speciali del film in poco più di 2 minuti, portandovi a pensare che tutto girasse attorno a quelli?
Quanto odio certi trailer..
Bhè, dopo ciò, con un velo di vergogna e un sogghigno, ho visto la seconda parte del film con occhi ben diversi.

E’ stato, a modo suo, emozionante. Brillante e piacevole. Comico? Sì, in parte sì, ma la sensazione più vissuta è stata “Oddio, che diavolo succederà ora?”.
Per tutto il film mi è sembrato di essere la madre di Riggin: “Dove stai andando? Che stai facendo?! Torna subito qui, non andare da quella parte! Non fare così, datti una calmata!”
Riggin è un animale che vaga a briglia sciolta per il set e attorno a questo, riempiendolo e svuotandolo con facilità estrema.

Una postilla: “La grande bellezza”.
Perchè faccio questo nome? Io neppure l’ho visto quel film.. particolare al quale rimedierò presto, forse.
Nomino “La grande bellezza” perchè, basandomi su quanto ho sentito, quel poco che ho visto e le interpretazioni che sono state date a tale film da gente che ritengo molto valida, personalmente… credo che il messaggio di fondo voleva essere lo stesso di Birdman, in maniera diversa, ma molto simile.
Forse sbaglio o forse no, ma… non so perchè ho il sentore che, comunque sia, Birdman sia comunque di grado ben superiore rispetto all’oscar italiano del 2014.
Birdman non da poi così tanta confusione, è piuttosto chiaro, nonostante quel che ho detto a inizio recensione, ma… è da gustare.

Birdman è un’apnea alla quale ti devi preparare e, con la seconda visione del film, lo fai prendendo un bel respiro prima di buttartici dentro a pesce… o a uccello… insomma, capito no?